Intervista a Tobia Giuseppe Loriga 2017-03-07

Diventare campione italiano a quarant’anni (compiuti due giorni prima di salire sul ring), nella propria città, davanti ad oltre duemila spettatori, non è da tutti. Ci è riuscito il peso welter del Team Cavallari-Ventura Tobia Giuseppe Loriga, che venerdì sera al PalaMilone di Crotone ha tolto la cintura al 31enne lombardo Michele Esposito, fermato per ferita accidentale al quinto round ed in svantaggio fino a quel momento nei cartellini dei giudici. La serata, organizzata dalla Boxe Cavallari in collaborazione con la Kroton Boxe, sarà trasmessa venerdì 10 marzo alle 22 su Fight Network Italia (canale 804 di Sky e 61 del digitale terrestre).

Tobia, come ti senti?

“Ovviamente benissimo, ce l’ho fatta, e non è stato facile, perchè ci sono stati momenti duri: paradossalmente non sul ring, ma nelle settimane precedenti. Quando un paio di anni fa ho richiamato il mio primo manager Sergio Cavallari, il mio obiettivo era questo: diventare campione italiano nella mia nuova categoria dei pesi welter, e farlo a Crotone davanti alla mia gente. Dopo un paio di buoni ingaggi all’estero sono stato designato sfidante ufficiale, e non ci siamo lasciati scappare l’occasione”.

Con oltre duemila spettatori, la tua città ha risposto alla grande.

“Sì, c’era un’atmosfera incredibile, e quello che importa di più è che la gente si è divertita. D’altra parte abbiamo cominciato ad organizzare e promuovere la serata da mesi. In questo devo dire che è stata fondamentale la mia ragazza Dea Pirillo, che ha già esperienza professionale nel settore dell’organizzazione di eventi; nelle ultime settimane ha preso in mano la situazione, lavorando benissimo e permettendomi di concentrarmi sulla parte sportiva”.

Avevi paura, a 40 anni, di non essere più lo stesso sul ring?

“No, questo non era un problema. Quando mi dicono questo fatto dell’età, mi viene da ridere: sul ring sono sempre stato un diesel, carburo con il passare delle riprese, ed è ancora così. Anche venerdì alla quinta, quando l’incontro è stato interrotto, avevo appena rotto il fiato e mi sentivo sempre meglio. La preparazione al match è cominciata quattro mesi fa, con mio fratello Stefano e mio padre, e con il preparatore atletico Carlo Cava. A metà febbraio sono andato a Bologna per fare alcuni giorni di guanti nella palestra del maestro Paolo Pesci: le sedute sono andate benissimo, mi sentivo come ai tempi d’oro, solo che mi sono preso l’influenza: bronchite con febbre fino a 40 e cura antibiotica. Una mazzata: ho avuto veramente paura di non essere in grado di combattere, e di dover far saltare tutto. Sarebbe stato un disastro, centinaia di biglietti erano già stati venduti.

Sono tornato a Crotone in pullman. Conoscevo l’autista, e mi ha fatto il regalo di tenere il riscaldamento al massimo, tra le proteste degli altri passeggeri a cui ha raccontato che l’impianto di condizionamento fosse guasto. In pratica ho spurgato durante il viaggio! A Crotone, con il sole e il clima secco, mi sono sentito subito meglio. Dopo un paio di giorni di riposo, sono tornato in palestra debilitato (pesavo 64kg), ma ho rifatto una minipreparazione forzata di quattro giorni per riprendere tono muscolare e velocità. Il 27 febbraio ho fatto un test match con mio fratello, che si è rimesso i guantoni per aiutarmi, e ho fatto veramente fatica. Quando sono salito sul ring però, caricato dall’incredibile supporto del palazzetto, ogni timore si è dissolto e mi sono sentito un leone. In quei momenti pensavo al mio padrino della cresima Vincenzo Corigliano, al quale ero legatissimo e il quale era il mio primo tifoso. E’ scomparso quest’estate, e gli avevo promesso che avrei conquistato e dedicato a lui il titolo italiano”.

Esposito è un pugile solido e aggressivo, ha quasi 10 anni in meno di te e si presentava da campione. Come è stato affrontarlo sul ring?

“E’ partito forte, all’attacco, ma vedevo i suoi colpi e riuscivo a fare ciò che avevo in mente: farlo girare e mandarlo a vuoto, e boxarlo di rimessa. Senza forzare, per dosare le forze. L’ho incrociato bene un paio di volte, e ho visto che ha accusato un montante destro sul mento, e anche un gancio destro. Nella quinta mi sentivo sempre meglio, quando ci siamo scontrati con le teste, per l’arbitro in modo accidentale. Forse si era un po’ innervosito, non trovava la misura, e veniva spesso avanti con la testa. Ci siamo feriti entrambi: per me quattro punti di sutura, anche se stranamente non sanguinavo; lui invece sanguinava come una fontana, ed era veramente impossibile continuare. Ho alzato le mani subito, perchè secondo me fino a quel momento ero in vantaggio. Così è stato, ed alla proclamazione del vincitore, ho provato un’incredibile sensazione di gioia e liberazione”.

Ora quali sono i tuoi programmi?

“Intanto mi godo questo momento, che non dimenticherò. Poi vediamo, insieme a Sergio Cavallari e Francesco Ventura, cosa sarà meglio fare. Le risposte comunque sono state ottime: sia dal punto di vista sportivo sia organizzativo, con una Crotone che ha risposto alla grande”.


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